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il 9-5-2004
L’iridologia è una tecnica che consente, attraverso un’osservazione a forte ingrandimento dell’iride, di avere informazioni circa lo stato generale di equilibrio fisico e psichico di una persona.
Questo perché l’iride, la parte colorata dell’occhio, agisce come uno specchio dei messaggi che il nostro sistema nervoso porta al cervello da tutti gli organi ed apparati del corpo umano, registrando fedelmente le nostre sofferenze su una mappa precisa.
Il tessuto colorato dell’iride fa parte del sistema nervoso, ed è collegato, in maniera anatomica, con le strutture cerebrali nelle quali giungono e vengono elaborate le informazioni del nostro organismo: la connessione con tali centri riflette sull’iride l’eco di quanto giunge al cervello, il più delle volte anche di quelle “notizie” che, a livello cosciente, ignoriamo nella maniera più assoluta.
In più, la geografia dell’iride svela importanti dati su come l’organismo reagisca alle situazioni della vita quotidiana, sia emotivamente che fisicamente; si ottiene così una carta di identità del nostro corpo per quello che riguarda l’evoluzione dallo star bene allo stare meno bene.
L’importanza dell’analisi dell’iride venne intuita diversi secoli orsono, ma solo a cavallo del 1800 fu affrontata in maniera analitica: la tradizione vuole che il fondatore ufficiale sia un medico ungherese, Ignatz von Peczeley, autore della prima mappa iridologica, pubblicata nel 1886.
Si trattava della prima sistematizzazione geografica degli organi e apparati del corpo umano sul piano irideo: immaginando le due iridi come planisferi, su di esse era possibile assegnare un settore
ad ogni organo e/o funzione del corpo umano.
Tale tecnica diagnostica si diffuse velocemente, consentendo il nascere di varie scuole iridologiche: tedesca, francese, americana, sovietica, ultimamente italiana. Tutte caratterizzate da un forte indirizzo assegnato ai dati desumibili dall’osservazione: rispettivamente anatomico, costituzionalista, alimentarista, funzionale, olistico.
L’importanza crescente della scuola italiana risiede nella intuizione di poter leggere, tra le sfumature anatomiche e cromatiche dell’iride, segni ascrivibili anche ad eventi e tendenze emozionali del paziente, realizzando così un’analisi nel contempo anatomo-patologica, funzionale ed emozionale (studio comparato dei segni strutturali e dei segni cromatici).
Il tutto finalizzato al poter fornire all’esaminatore una massa di informazioni spazio-temporali utili alla definizione etiologico-patogenetica dei disturbi dell’equilibrio anatomico, funzionale ed energetico del soggetto, sulle quali programmare una strategia d’intervento terapeutico. Terapia, ovvero ciò che serve per curare il malato e non la malattia: terapia che può prescindere dall’impostazione diagnostica ed essere patrimonio individuale del curante.
L’iridologia è (almeno per ora) una tecnica diagnostica di supporto al momento decisionale dell’esercente l’arte sanitaria cui si è affidato il paziente; per esemplificare, l’iridologia può aiutare a stabilire se un’insonnia dipende del rene (= diagnosi): se poi usare diuretici, dieta, antiinfiammatori, fitoterapici, antibiotici, omeopatia o chirurgia (= cura) è un fatto del tutto legato alla cultura scientifica del terapeuta.
Pertanto, cosa si cura con l’Iridologia? Nulla. Però si può capire perché si soffre, dove, da quando; si può risalire ad una causa precedente; soprattutto, l’iridologia è un valido mezzo di riscoperta del nostro organismo, e può aiutarci a trovare i giusti indirizzi per un riequilibrio di fondo, sia fisico che emotivo.